Non è difficile immaginare che certe modalità di cottura e certi piatti tipici delle zone dell’antica Etruria, come le zuppe di farro, le minestre di legumi e cereali siano arrivati fino a noi come il perpetuarsi della cucina etrusca.
Delle abitudini a tavola e della vita sociale degli Etruschi non esistono notizie scritte: tutto ciò che sappiamo è stato dedotto dalle pitture parietali e dai corredi funebri trovati nelle necropoli. La tomba Golini di Orvieto è ricca di affreschi che riguardano la loro alimentazione. Sulle pareti sono dipinti un quarto di bue, alcuni volatili, una lepre e un capriolo; sono visibili grappoli d’uva, melagrane, pane, uova e focacce. Inoltre sono raffigurate le fasi di preparazione del banchetto; si vedono servi che fanno a pezzi la carne con piccole asce, altri impastano focacce, cuociono i cibi in forno, mescono bevande nelle brocche.
Originariamente il banchetto era legato al rito funebre, divenne in seguito il momento più importante della vita sociale delle famiglie aristocratiche. Sono frequenti, nelle rappresentazioni artistiche etrusche, scene del banchetto. I banchettanti erano seduti o sdraiati sui klinai, i letti tricliniari, in compagnia delle proprie donne elegantemente vestite, illuminati da alti candelieri, serviti da schiavi e allietati da musiche e danze. La tavola era sontuosa, con ogni sorta di vasellame pregiato.
Gli Etruschi ed il simposio
Durante il simposio si beveva molto; tra le bevande il vino occupava un posto speciale: considerato di particolare prestigio, era molto denso e veniva bevuto annacquato. I servitori lo mescolavano con tre quarti d’acqua in un grande contenitore: il cratere. Veniva poi versato nelle brocche e servito ai commensali nelle coppe munite di manici.
Un passatempo preferito durante il banchetto era il gioco del cottabo, che consisteva nel lanciare il contenuto di una coppa, cercando di centrare un bersaglio, di solito un piatto.
Osservando le immagini rinvenute nelle tombe si capisce che in Etruria le donne erano molto diverse dalle altre donne dell’antichità, esse erano libere, emancipate ed intraprendenti. Ecco il commento che ne fa lo storico greco Teopompo, nel VI secolo a. C.: “Le Etrusche stanno sedute a tavola e per giunta non vicine ai mariti, ma accanto all’ospite e, bevendo, brindano alla salute dei presenti. Sono molto belle…”.
La normale vita ed i pasti
Per la maggior parte degli Etruschi, però, la vita e i pasti erano molto più modesti. Il cibo principale era costituito da farinate di cereali e dalla puls, una polenta preparata con farina di farro, un cereale molto coltivato. Oltre ai cereali come il farro, l’orzo, grano, si consumavano anche i legumi: lenticchie, fagioli, ceci, fave, piselli.
Non mancava la carne, che proveniva dall’allevamento di bovini, suini, ovini. Dal latte si ricavavano ricotte, formaggi e una specie di yogurt, molto gradito. Altre carni apprezzate erano quelle di cinghiale e della selvaggina in genere, ben presenti nei territori etruschi e che venivano stanati al suono del flauto. La carne veniva bollita ed arrostita, sono stati ritrovati nei corredi funebri alari, pinze e spiedini. Si gustava condita con l’olio d’oliva, esportato in tutto il Mediterraneo. Si consumava molta frutta: mele, fichi, nocciole, melagrane…Per dolcificare le bevande si usava il miele. Non mancava il pesce, sia di mare sia di fiume. A Populonia e presso l’attuale Port’Ercole si trovavano postazioni fisse per la pesca dei tonni.